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2003

Pubblicazione catalogo
 
"Le zone del sogno" con testo di Alberto Nessi



Paesaggio, olio, 24x18, 2002


Ro Milan
Le zone del sogno

Testo di Alberto Nessi
Ricordo il decoro impiegatizio della cittadina di frontiera. Ricordo i cervi dei sottotetti che bramivano a lungo le sere d’estate. Ricordo le vetrine di Chiasso dove si specchiavano donne  da amare per un secondo. In una di quelle vetrine ho scoperto l’arte, là apparivano i bagliori dei pittori lombardi e ticinesi contemporanei: in zona di confine ci si mescola, come in un porto di mare. Quelle scoperte artistiche deve averle fatte anche Roberto Milan, che è arrivato a Chiasso da bambino e non se n’è più andato. È rimasto là, a respirare le nebbie della località meno turistica del cantone. Impiegato di banca. Che c’è di più prosaico? Eppure è stato proprio un grande poeta a dire che, per fare poesia, devi guadagnarti la vita con un piccolo impiego, così le forze migliori le dai alla Musa.

Negli anni Sessanta la Musa la incontravamo sulle rive del Faloppia, che correva ancora sotto i gelsi, a cielo aperto: faceva balenanti apparizioni durante le nostre conversazioni serali o notturne, magari dopo un film visto al Circolo del Cinema. Prendeva di volta in volta le sembianze della prosa e della poesia, del cinema, del teatro, della pittura. Morlotti e Joyce ammiccavano tra le foglie di quei gelsi e Apollinaire cantava la sua canzone sul ponte di via Volta sotto il quale correva il sangue dei manzi macellati. Quanti sogni si è portata via quell’acqua versicolore ?

La formazione artistica di Roberto Milan ha avuto luogo a Chiasso. Una formazione non accademica e aperta a tutti i venti. Chiasso è un piccolo porto da dove si salpa facilmente per il sud e se guardiamo gli oli, i pastelli, le tempere, gli acquarelli di Milan ci accorgiamo della benefica influenza che ha avuto su di lui l’avventura novecentista e, in generale, l’arte italiana impregnata di silenzi metafisici e di incanti crepuscolari. L’alienazione metropolitana non ha lasciato tracce in lui, che cerca il respiro in spazi aperti e, si direbbe, sospesi fuori dal tempo, tanto sono immuni da tracce umane. Spazi ordinati da uno sguardo sensibile alla geometria e, nelle opere che prediligo, velati da una lieve malinconia.

Pittura di evasione, dunque? Non so, e forse una risposta non è necessaria. L’arte è sempre la costruzione di un mondo parallelo a quello quotidiano, anche se di quello quotidiano porta l’eco. I paesaggi di Milan, con quei delicati accostamenti di verdi ocra viola gialli, sono orchestrati su una tonalità minore e si contrappongono alla violenza e al frastuono del mondo della cronaca. Là, sopra quei colli e quegli alberi immobili e immutabili sotto un cielo sfumato, spicca il volo un uccello immaginario che porta verso le zone del sogno.

Maggio 2003

 
Alberto Nessi
   



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